Della storia d'Italia dalle origini fino ai nostri giorni, sommario. v. 2

Della storia d'Italia dalle origini fino ai nostri giorni, sommario. v. 21. Di questet in generale, ed...
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Author: Balbo, Cesare
Format: eBook
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Della storia d'Italia dalle origini fino ai nostri giorni, sommario. v. 2

1. Di questet in generale, ed in particolare di questo periodo primo delle preponderanze spagnuola e francese combattute [1492-1559].Fin dallultimo secolo dellet precedente, noi vedemmo incominciare quel travaglio di unione dei popoli, dingrandimento degli Stati italiani, il quale continu lungo tutta lultima e durante nostra et. E noi, salutammo siffatte riunioni con compiacimento, senza guari compiangere le forme repubblicane perdutesi in quellopera, senza lamentare i principati sorti sulle loro rovine; perch crediamo, che anche ne principati possa esser libert e felicit; perch ai tirannici e semibarbari di que secoli ne succedettero di quelli civili, e che van diventando liberi; perch poi, in somma, noi teniam locchio fermo principalmente al bene di tutte insieme le terre italiane, e che, tenendo sempre pi impossibile la riunione totale di esse, noi stimiamo sommo bene lo sminuzzamento quanto minore, le riunioni quanto maggiori sieno possibili. Se si fosse continuata questopera delle unioni degli Stati senza invasioni, senza preponderanze straniere, Dio sa qual magnifico destino sarebbesi venuto ordinando fin dallora allItalia! Dio non volle, pur troppo; i nostri maggiori non se lerano meritato; non avean adempiuto ai grandi doveri, alle grandi virt nazionali; non avean badato se non ciascuno a s, con quellegoismo politico che vizio e stoltezza insieme, e tanto pi quanto pi va progredendo la civilt. Quindi, questet, che fu felicemente della formazione degli Stati italiani, fu pure infelicissimamente delle invasioni e delle preponderanze straniere;[4] e prima, delle due francese e spagnuola combattenti tra s per sessantasette anni; poi della spagnuola pesante sola per centoquaranta; poi delle due, francese ed austriaca, contrappesanti in guerra o in pace, per centoquattordici altri. E da queste tre combinazioni diverse di preponderanze verranno poi naturalmente le tre suddivisioni di questultima et nostra. Nella quale non faccia specie se dimoreremo pi a lungo che nellaltre pi lontane. Cos abbiam fatto, a disegno, fin da principio. Nelle storie scritte ad uso degli eruditi, si soglion cercare i particolari de tempi quanto pi antichi. Ma nelle storie scritte ad uso comune, popolare, giovano allincontro tanto pi i particolari, quanto pi son di tempi vicini, simili a nostri, pi utili ad accennare ci che sia da imitare, ci che da fuggire.E rimanendo ora nel primo de tre periodi detti, ci par da notare che niuno forse mai quanto quello sassomigli ai tempi nostri. Una delle volgarita di questi di credere, che non somiglino a nessun altri, che non mai si sien veduti tanti e cos grandi fatti, tante e cos grandi novit. Quindi poi due gravi errori, due politiche contrariamente esagerate e mediocri: di alcuni timidi, spaventati per s, od anche candidamente per altrui, di quel moto che par loro anomalo, pericoloso, e a cui si fanno un dovere di resistere, senza eccezione n discernimento; di altri avventati e buonamente compiacentisi in ogni moto, in ogni novit, e che si fanno un dovere di secondarle, di spingerle, senza discernimento pur essi. Non molti sanno vedere il proprio tempo qual ; non molti, che il nostro, pieno di fatti nuovi e progressivi senza dubbio, perci appunto simile ad altri tempi non meno pieni di tali fatti; diversi luno e gli altri in ci solo, che i progressi posteriori son di lor natura pur ulteriori; ma di nuovo simili in ci, che tra le novit sempre le une son progressi, e le altre allincontro arresti o regressi; e che quindi sempre ogni politica assennata debbessere discernente, e constare delle due opere del secondare e del resistere. Ad ogni modo, se niun tempo mai fu pieno di grandi novit, certo fu quello che siamo per correr qui dal 1492 al 1559, dalla chiamata di Carlo VIII che turb lItalia e la cristianit, alla pace di Cateau-Cambrsis che bene o male[5] le compose.Trovata la bussola da due secoli, la polvere da guerra da uno e mezzo, la stampa da un mezzo, le lettere antiche lungo tutto quel tempo, lastrolabio da alcuni anni, lAmerica nellanno stesso onde incominciamo, la via dellIndie per il capo di Buona Speranza due anni dopo [1494]; saccumularono, si combinarono gli effetti di tutte queste nuove cause; ne usc un mondo rinnovato tutto; si rinnovarono, si mescolarono tutte le nazioni; e nusc la cristianit pur troppo non pi unita in una fede e una Chiesa intorno a una sedia centrale, ma una cristianit felicemente unita, non pi intorno alla barbara monarchia universale di Carlomagno e de pseudo-imperatori romani, bens in una civilt e una coltura universali. E il mezzo adoperato a ci dalla Provvidenza qual fu egli? Evidentemente quel ritrovo che ella diede a tutte quelle nazioni semibarbare nella nostra Italia, posseditrice da quattro secoli non solamente del primato, ma della privativa della libert e della coltura. Le nazioni non presero, per vero dire, la libert italiana, che non era bella, non buona, non civile, non allettante, e del resto gi semispenta; ma presero quella coltura, di che abusaron prima religiosamente, di che usaron poi politicamente a riacquistare la libert.E lItalia intanto? LItalia che aveva tutti i vantaggi della libert, della coltura, dei commerci e delle ricchezze, ma che aveva i tre grandi svantaggi della libert mal ordinata, del disuso nella milizia, e di una indipendenza mal compiuta; lItalia perdette tutti que vantaggi suoi, tutte quelle sue operosit, e quel poco dindipendenza; visse od anzi sopravvisse alcun tempo splendidamente in quegli uomini sorti al tempo migliore, per cader poi, quanto a politica, a un tratto; quanto al resto, a poco a poco, in unabbiezione che, questa s, fu anormale, forse unica nella serie de secoli civili cristiani.Furono dunque questi sessantasette anni uno splendidissimo, spensieratissimo precipitare e non pi. E quindi peggio che mai resta tormentato qui lo scrittore di non aver luogo a spiegarli, a lasciarne una chiara ed adeguata impressione. Ma suppliranno i leggitori, con quel che sa ognuno di questo nostro tempo di splendore. E suppliran pure a quelle applicazioni a propri tempi,[6] le quali, che dicasi, sono insomma il vero pro della storia; sapran vedere tutta la serie delle cause, degli effetti, e delle nuove cause di nostre perdizioni; lincompiutezza antica dellindipendenza, lantico disordine delle libert, lantico difetto darmi nazionali, gli stranieri nuovamente chiamati, sofferti, lasciati antiquarsi; e finalmente le operosit nazionali cessate, gli ozi, i vizi, le mediocrit innaturali allItalia, accettate quasi necessit, diventate abito, e seconda natura; e, danno e vergogna ultima a degeneri, il riposar in quel limo, e consolarvisi col sognar le glorie de maggiori. ......Buy Now (To Read More)

Product details

Ebook Number: 47480
Author: Balbo, Cesare
Release Date: Nov 28, 2014
Format: eBook
Language: Italian

Contributors

Editor: Nicolini, Fausto, 1879-1965

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