Ritratti letterari

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Ritratti letterari Il Daudet lo scrittore francese pi popolare in Italia dopo lo Zola. Molti, anzi, li...
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Author: De Amicis, Edmondo,1846-1908
Format: eBook
Language: Italian
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Author: De Amicis, Edmondo,1846-1908
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Il Daudet lo scrittore francese pi popolare in Italia dopo lo Zola. Molti, anzi, li mettono alla pari, e le nature miti antepongono all'autore dell'Assommoir l'autore del Nabab, naturalista meno spietato. La differenza che passa fra loro pi nell'indole che nell'arte. Nell'arte impiegano tutti e due quella stessa formola scientifica che va predicando lo Zola; procedono quasi egualmente nell'analisi degli avvenimenti e dei personaggi; tengono lo stesso andamento, e quasi la stessa maniera di ripartizione nella descrizione, che grandissima parte, e si potrebbe [2] dire il fondo, dei romanzi di tutti e due; ed hanno somigliantissima la condotta del dialogo, bench in quello del Daudet ci sia di pi l'accento e il gusto della commedia. Alle volte, anzi, leggendo il Daudet, si ha per parecchie pagine un'illusione: si scorda lui e par di leggere l'altro, tanto il colore delle immagini, l'efficacia dei particolari pi minuti, e il giro dei periodi, monchi dei verbi, e ingegnosamente cadenzati, son simili a quelli dello Zola. Ma in capo a poche pagine, vien fuori una pennellata, una nota musicale, un sorriso, che fa dire: no, il Daudet. Lo stile dello Zola, come dice egli stesso, pi geometrico; quello del Daudet pi snello e pi di vena, ed anche pi impennacchiato, che pure il difetto che lo Zola trova nel proprio. Ci sono pagine del Nabab e dei Rois en exil che danno l'immagine di mazzi di fiori, o di fasci di zampilli percossi dal sole, o di quelle stoffe orientali rabescate d'oro cos fittamente, che quasi non vi appare pi il colore del tessuto; grandi periodi ondulati e sonori, [3] qualche volta precipitosi, che travolgono il lettore, e sembrano sgorgati dalla bocca d'un oratore nel momento pi ardente dell'improvvisazione; quantunque il Daudet non fatichi e non si tormenti meno dello Zola per dar forma al proprio pensiero. La descrizione dello Zola va pi addentro alle cose; quella del Daudet pi vivace e meno diffusa, e senza dubbio meno grave al comune dei lettori. Lo Zola si compiace di provocare e di ferire in chi legge quella delicatezza di senso che a lui sembra prodotta da un concetto della convenienza artistica, falso e dannoso all'arte; il Daudet meno brutale, usa dei riguardi, non credo per proposito, ma per effetto della natura propria ripugnante dagli eccessi. A ci forse allude lo Zola quando dice, non senza malizia, a mio credere, che il Daudet ha pi di lui quello che ci vuole per piacere alla maggioranza dei lettori. Lo Zola pi padrone di s; il Daudet, di natura pi meridionale, riesce meno a domarsi; fa capolino dietro ai suoi personaggi, [4] interviene a giudicare, si lascia sfuggire delle approvazioni gioiose e degli sfoghi d'indignazione; non sempre cos impassibile e velato come quell'altro. In questo si ammira di pi lo sforzo d'una mente poderosa e paziente; nel Daudet la spontaneit d'una natura ricca e geniale. Il Daudet pi amabile, lo Zola pi potente; e lo prova il fatto che quello ritrae in qualche cosa da questo, e in specie negli ultimi lavori, ne porta qua e l, bench vaga, l'impronta; mentre lo Zola, se pensa spesso, scrivendo, al suo rivale (com'io credo), non ne d segno. Il naturalismo del Daudet meno nero di quello dello Zola, perch ha il colore della natura simpatica dell'artista: perci il Daudet pi caro agli ottimisti e ai benevoli. Per quanto siano corrotti e scellerati la maggior parte dei personaggi, e tristi gli avvenimenti, pure il sentimento generale e durevole che ci lasciano i suoi romanzi, non mai proprio sconsolante: a traverso al loro ordito di color fosco, si vede sempre un po' di barlume d'azzurro. perch nei romanzi [5] del Daudet tengono una pi grande parte quei personaggi simpatici che lo Zola appunto rimprovera agli autori drammatici, e che rimprovererebbe al Daudet medesimo, se la sua condizione di romanziere rivale, e perci sospetto di gelosia, non gl'imponesse dei riguardi; perch il Daudet fa nei suoi romanzi una contrapposizione di buoni e di cattivi genii pi soddisfacente, e per le proporzioni e per la forza, all'istinto generoso che ci porta a credere al bene; perch, infine, egli fa un pi largo campo, nei suoi libri, a quanto c' di buono e di nobile nell'anima umana. Il Daudet vede il mondo meno scuro; dev'essere stato pi felice che lo Zola nella sua vita, o avere una di quelle nature, sulle quali il dolore ha meno presa. Non vela il male; ma un poco, sia pure leggerissimamente, abbellisce il bene. pi affettuoso dello Zola: ha novelle e commedie riboccanti di affetto tenerissimo da un capo all'altro; e credo appunto che sia l'esempio potente dello Zola quello che gli fece mettere un [6] po' pi di nero sul roseo nei suoi ultimi scritti. Ed ha anche un'arte, se si pu dire, pi giovanile che lo Zola: gioca pi di sorpresa, pi teatrale, pi capriccioso nel rompere e nel riannodare le fila del romanzo, procede pi a sbalzi, si abbandona pi liberamente ai grilli della fantasia, e volteggia, e canta, e celia anche pi sovente, e di miglior umore che lo Zola; fino a convertire, come fa qualche volta, i ritratti e le scene comiche in caricature. Lo Zola ha pi di lui un qualche cosa di grave, di largamente basato e di macchinoso, che nel Balzac. Bacone, applicando la sua sentenza sulle differenze dei libri, direbbe che i romanzi dello Zola si masticano e quelli del Daudet si inghiottiscono. Lo Zola un formidabile artista, senza dubbio; ma bisogna riconoscere che ha un meraviglioso tocco di pennello anche questo fiammeggiante provenzale del Daudet. Lo Zola ha sviscerato pi profondamente la natura e i costumi del popolo. Ma quel turbino vertiginoso e sonoro della vita elegante di Parigi, quella [7] corsa sfrenata di donnette, di giovani scapigliati, di vecchi libertini, di scrocconi, di principi banditi e di ciarlatani, dall'alcova alla cena, al teatro, all'ippodromo, alla borsa, alla rovina, tra le bricconate e le buffonate e il lusso impudente e la stupida spensieratezza e le baraonde matte, nessuno l'ha descritto con un linguaggio pi rapido, pi variopinto, pi trillante, pi indiavolato, pi proprio alla terribile leggerezza dell'argomento, che il Daudet. Egli non saprebbe forse descrivere il train train della vita di tutti i giorni con la potenza dello Zola, che pi rigorosamente metodico, e sente pi fortemente il particolare minuto; ma per contro ha certe cose sue proprie, in cui maestro: narrazioni rapide d'avvenimenti drammatici, che schizzano fuoco, descrizioni abbarbaglianti e tumultuose, e scene comiche che strappano le risa dalle viscere, e certi abbandoni e divagamenti poetici che paion sogni, d'una grazia e d'un sentimento che innamora. E che belle opposizioni di caratteri iniqui, onesti, bizzarri e [8] ameni; che stupenda screziatura di tinte fosche e di tinte rosate e di scintillamenti argentini nei suoi romanzi! Non si scordano pi il Duca di Mora e Nabab, Sphora la bottegaia e Federica la regina, quel fanatico e generoso legittimista del Maubert e quell'abbominevole fantoccio di Cristiano II, e Sidonia, la perla falsa, e Clara, la perla vera, e l'illustre signor Dolabelle, tipo dei commedianti spiantati e presuntuosi, e Tom Lvis, tipo dei ruffiani principeschi, e quel nobilissimo e strano carattere dell'abate Germane, e quella povera e adorabile madre di Jansoulet. Certo il Daudet un verista; ma quanti sdruci non fa nella teoria dello Zola! Anche lui, come dice il Goncourt, sente spesso il bisogno di sfuggire al reale, o piuttosto vi sfugge senz'avvedersene, forzato dalla sua natura poetica e affettuosa, e fa delle culbutes dans le bleu, e che culbutes! Fa quell'angelo purissimo di Dsire, che sembra sbocciata dalla fantasia del Lamartine, e la famiglia di Joyeuse, che par tagliata netta da un [9] romanzo di Carlo Dickens, e la virt tutta di un pezzo della regina d'Illiria, e il fratello Jacques, d'una bont pi che umana; creature che non possono quasi comprendersi nemmeno in quella realt poetica fino alla quale spinge le sue concessioni lo Zola. Ma che importa? Quel che ci perde in rigore il verismo, lo guadagna lui in simpatia. In tutti i suoi romanzi, ed anche nei pi brevi suoi racconti, si sente ad ogni pagina il profumo d'un'anima nobile e gentile, che serba la sua bella serenit anche nella pittura dei pi orrendi vizi, che sente la bellezza fin nelle pi intime fibre, che vibra potentemente per ogni idea grande e per ogni grande affetto; aperta e limpida, piena di piet per tutti i dolori, dominata da un sentimento netto e profondo del bene e del male, dotata d'un senso comico originale e simpatico che non si esprime nella risata plebea, ma in un sorriso fine e grazioso, e canzona amabilmente, senza schernire, in modo che ogni anima pi delicata pu sempre farvi eco, sicuro che non rider mai [10] di nulla di triste e di rispettabile. E il Daudet giovane; forse salir ancora per molti anni. C' un pericolo non di meno: che per mantenersi il favore grande che s' acquistato, egli sforzi il suo ingegno e lo pieghi alla curiosit e al gusto falso del pubblico, sia proseguendo la serie dei cos detti romanzi allusions, come i suoi ultimi due, che la via pi sicura per riuscire a grandi successi librarii a scapito dell'arte; sia spingendo anche pi oltre quell'efflorescenza gi soverchia di stile, che si nota principalmente nei Rois en exil, e che i critici di gusto lamentano, ricordando la bella semplicit efficace dei suoi scritti anteriori. da sperarsi che s arresti su questa china. Frattanto egli appartiene a quella famiglia di scrittori, a cui difficile assegnare un grado nella gerarchia degli ingegni, perch la simpatia che ispirano confonde gli argomenti del giudizio letterario. Ci sono ingegni grandi che preferiamo ai grandissimi, come edifizi gentili a enormi palazzi di granito. Perch voler mettere ad ogni costo, anche su di loro, il [11] numero d'ordine? Il meglio lasciarli in disparte, dove si trovano; e questa necessit in cui ci mettono di ammirarli in una specie di solitudine, forse il loro pi bel titolo di gloria. Il Daudet uno scrittore nato, di quelli, come dice il Foscolo, che hanno l'arte nei muscoli e nel midollo delle ossa, e la cui potenza risiede in qualche cosa di intimo che sfugge all'analisi. Fare i pedanti sull'arte sua, ripugnerebbe, come il criticare la forma di un fiore o le sfumature d'un'aurora. E in questa mana universale di uccider l'arte per vedere com' fatta grato l'incontrare uno scrittore come il Daudet, che abbarbaglia e trascina, e fa piangere e ridere, e ci si pianta nel cuore, senza lasciarci tempo e modo di tormentar lui e noi coi ferri della critica, che tagliano anche dal manico. Noi pigliamo il Daudet com', con le sue deficienze e coi suoi difetti, ad occhi chiusi, facendogli festa amorosamente, come a un fratello glorioso. Un critico francese disse tempo fa che bisogna contentarsi del Daudet perch non abbiamo dei genii. E [12] noi ce ne contentiamo infinitamente. ......Buy Now (To Read More)

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Ebook Number: 60069
Author: De Amicis, Edmondo
Release Date: Aug 6, 2019
Format: eBook
Language: Italian

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